Le misure di lockdown introdotte per rallentare la diffusione della pandemia di Covid-19 hanno bloccato o ridotto, in quasi tutti i Paesi del mondo, attività produttive e traffico aereo, ferroviario e stradale. In poche settimane gli effetti sull’ambiente sono stati inaspettati.
Durate il periodo di quarantena le emissioni e le concentrazioni degli inquinanti atmosferici hanno subito un’immediata diminuzione. Secondo le stime dell’organizzazione Carbon Brief in poche settimane in Cina le emissioni inquinanti sono scese del 25% e il consumo di carbone nelle centrali elettriche si è ridotto del 36%. Questo fatto ci ha dato una chiara dimostrazione pratica del valore della responsabilità collettiva delle nostre azioni sull’impatto ambientale.
L’European Environment Agency ha redatto un Report in cui ha analizzato le principali conseguenze ambientali della pandemia globale. L’analisi è interessante perché ha identificato alcune conseguenze positive a breve termine. Uno degli effetti più straordinari è stata la riduzione delle emissioni di gas serra a livello globale. Solo nel 2020, per quanto riguarda l’Europa, è stata registrata una riduzione delle emissioni di gas serra pari al 7,6%.
Le ragioni sono direttamente collegate a un grande cambiamento delle abitudini lavorative e di vita: con lo smart working, la riduzione dei viaggi d’affari e turistici, l’intera industria dei trasporti ha visto un calo nell’uso, e di conseguenza, un crollo nelle emissioni.
Un altro aspetto positivo a livello ambientale è stato il miglioramento della qualità dell’aria: il crollo dei trasporti ha fatto calare infatti le concentrazioni di e PM10, i più dannosi elementi che peggiorano la purezza dell’aria. Nelle città più inquinate, come Milano e Madrid, questa riduzione è arrivata addirittura al 70%.
Stessi impatti positivi, a breve termine e anch’essi probabilmente temporanei, si sono potuti osservare sui livelli di inquinamento acustico che hanno senza dubbio risentito delle restrizioni alla circolazione e allo svolgimento di attività durante i mesi di lockdown. Ricordiamo però che gli effetti del rumore sulla salute compaiono quando l’esposizione è a lungo termine; una riduzione quindi dei livelli di rumore nell’arco di pochi mesi non ridurrebbe in modo significativo l’indicatore utilizzato per misurare gli effetti del rumore, a meno che le risposte messe in atto non determinino riduzioni a lungo termine dei livelli di traffico, trasporto aereo e altre attività rumorose.
Tuttavia, per quanto le emissioni di alcuni gas serra siano diminuite per effetto delle misure differenziate di contenimento della pandemia, questa riduzione è in grado di produrre un effetto scarso o nullo sulle concentrazioni totali accumulate in atmosfera per decenni. Infatti, è da tempo ben documentato che per un calo significativo e permanente, dovrebbe verificarsi un cambiamento strutturale di lungo termine nelle economie nazionali, risultato che può essere raggiunto attraverso la ratifica degli impegni ambientali presi (COP21). Inoltre, la diminuzione delle emissioni di inquinanti attualmente osservata in alcuni paesi è solo temporanea ed una volta attenuata o conclusa la pandemia, gli indicatori politici finora disponibili non permettono ottimismo su cambiamenti del sistema economico mondiale, palesemente proiettato verso un ritorno allo stato originale, senza curarsi del fatto che la concentrazione di inquinanti atmosferici tornerà a salire di nuovo.
Ilaria Corazza, Virginia Falchi, Daniele Palomba e Carolina Ruta